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L'Università degli Studi Internazionali di Roma - UNINT promuove e finanzia l'attività di ricerca a livello di Ateneo mediante il Fondo per la Ricerca Scientifica di Ateneo (FRSA). Quest'ultimo è costituito dai finanziamenti deliberati dal Consiglio di Amministrazione e/o provenienti da istituzioni pubbliche o private. La sua dotazione ha valenza annuale. In base al Piano di Ricerca Annuale (PRA) il Fondo, oltre ad essere destinato a Servizi per la ricerca e Organizzazione eventi scientifici, è rivolto al finanziamento di Progetti di Ricerca in risposta a Bando annuale.
Il concetto di ecosistema, di fondamentale importanza per lo sviluppo economico e per l’innovazione, è stato introdotto nel campo delle organizzazioni negli anni ‘80 come metafora di un sistema di soggetti fortemente interconnessi. Quando tale sistema agisce nella prospettiva di attenzione alla collettività e alle comunità, includendo le forze sociali, culturali ed economiche nel processo imprenditoriale, si utilizza in letteratura il termine “ecosistema imprenditoriale”. Negli ultimi anni il concetto di ecosistema imprenditoriale ha ricevuto grande attenzione sia nel campo del management e dell’innovazione, sia nella ricerca scientifica, come testimoniato dal crescente numero di articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali, anche di grande rilevanza. La ragione risiede nelle moderne prospettive date dalla capacità di gestire la complessità mediante la quale siamo in grado di fornire risposte alle problematiche culturali, imprenditoriali ed economiche necessarie al corretto andamento di un ecosistema. La domanda di ricerca alla quale questo progetto vuole rispondere è se sia possibile definire una serie di dimensioni imprenditoriali e un sistema di misure ad esse collegate grazie alle quali riconoscere se un sistema di aziende, anche distribuite tra più nazioni, possieda le caratteristiche proprie di un ecosistema. Al fine di riuscire in questo intento si vuole costruire una metodologia innovativa di analisi partendo dal presupposto che sistemi di agenti interconnessi possono essere modellizzati come una rete interorganizzativa e studiati mediante la Teoria della Complessità. Grazie a tale paradigma e, contemporaneamente, all’individuazione delle dimensioni imprenditoriali, sarà possibile costruire un modello di analisi utilizzando le metriche delle Complex Networks e della Social Network Analysis.
Il progetto intende indagare potenzialità e rischi derivanti dalla coniugazione del mondo digitale, dell’innovazione tecnologica, con quello, apparentemente più statico, dei beni culturali al fine di individuare parametri di riferimento attorno ai quali costruire un modello di integrazione che garantisca la complementarietà e interoperabilità di tutte le componenti del sistema culturale come driver strategico per lo sviluppo equo e sostenibile dei territori nonché come espressione e luogo per la costruzione delle identità individuali e collettive, dei nuovi vincoli sociali e, conseguentemente, della creazione del capitale sociale. Definire quindi un ripensamento del patrimonio culturale come possibile piattaforma di sviluppo grazie al potenziamento di direttrici di sviluppo presupponenti una reale capacità imprenditoriale, in grado di garantire quella evoluzione di un modello integrato, in parte già avanzato con la formula, anch’essa oggetto di approfondimento nel progetto, dei distretti culturali evoluti, intesi come rete di relazioni, capaci di generare ecosistemi supportivi per l’innovazione, integrando la filiera culturale con le altre filiere produttive. Una dimensione che, accanto allo studio delle potenzialità e degli ambiti di applicazione della innovazione tecnologica nel settore dei beni culturali, si pone quale base di un ulteriore approfondimento che sarà dedicato allo specifico del PNRR che alla cultura (e al turismo anch’esso oggetto di uno specifico focus della ricerca nella sua dimensione binaria con la cultura) dedica una specifica missione.
ll turismo rappresenta un importante settore dell’economia italiana, con una grande potenzialità in termini di crescita e occupabilità così come a livello di integrazione sociale e culturale. In base al Rapporto Banca d’Italia del 2020, le entrate mondiali da turismo internazionale (in euro) sono diminuite del 64%. In tale quadro, segnato dalla pandemia per Covid-19, la quota di mercato dell’Italia si è leggermente ampliata, dal 3,4 al 3,7%, consolidando la quinta posizione a livello globale. Come riporta l’Indagine internazionale sul turismo di Banca d’Italia (18 giugno 2021) il surplus della bilancia turistica dell’Italia in rapporto al PIL, pur dimezzatosi allo 0,5%, rimane invece superiore alla media europea. Nello specifico, “per l’Italia le entrate turistiche dall’estero sono state pari all’1%del PIL nel 2020: un peso appena inferiore a quello medio dell’Unione europea (UE) e dell’area dell’euro”. All'interno di tale contesto s'inserisce il presente progetto, la cui innovatività risiede nell'oggetto d'indagine, ancora poco esplorato con metodologie interdisciplinari come quella qui proposta. Esso mira a mettere in campo le competenze di area linguistica (pragmatica linguistica, linguistica testuale e sociolinguistica) in aree di ambito aziendale (comunicazione, digital marketing, country branding, storytelling). La collaborazione di studiosi/e già attivamente impegnati nell’analisi dell’italianità (prodotti, attività e percezione), del country-of-origin effect e del mercato italiano nel mondo consentiranno lo sviluppo di un dialogo inter-disciplinare e di sinergie con potenziali risvolti applicativi che potranno contribuire all’accrescimento della conoscenza e della consapevolezza, sia delle istituzioni che delle imprese, rispetto a tematiche di promozione del Paese che facciano leva sul tema attuale della sostenibilità e utilizzino il canale digitale.
Il concetto di ecosistema, di fondamentale importanza per lo sviluppo economico e per l’innovazione, è stato introdotto nel campo delle organizzazioni negli anni ‘80 come metafora di un sistema di soggetti fortemente interconnessi. Quando tale sistema agisce nella prospettiva di attenzione alla collettività e alle comunità, includendo le forze sociali, culturali ed economiche nel processo imprenditoriale, si utilizza in letteratura il termine “ecosistema imprenditoriale”. Negli ultimi anni il concetto di ecosistema imprenditoriale ha ricevuto grande attenzione sia nel campo del management e dell’innovazione, sia nella ricerca scientifica, come testimoniato dal crescente numero di articoli pubblicati su riviste scientifiche internazionali, anche di grande rilevanza. La ragione risiede nelle moderne prospettive date dalla capacità di gestire la complessità mediante la quale siamo in grado di fornire risposte alle problematiche culturali, imprenditoriali ed economiche necessarie al corretto andamento di un ecosistema. La domanda di ricerca alla quale questo progetto vuole rispondere è se sia possibile definire una serie di dimensioni imprenditoriali e un sistema di misure ad esse collegate grazie alle quali riconoscere se un sistema di aziende, anche distribuite tra più nazioni, possieda le caratteristiche proprie di un ecosistema. Al fine di riuscire in questo intento si vuole costruire una metodologia innovativa di analisi partendo dal presupposto che sistemi di agenti interconnessi possono essere modellizzati come una rete interorganizzativa e studiati mediante la Teoria della Complessità. Grazie a tale paradigma e, contemporaneamente, all’individuazione delle dimensioni imprenditoriali, sarà possibile costruire un modello di analisi utilizzando le metriche delle Complex Networks e della Social Network Analysis.
Il progetto intende indagare potenzialità e rischi derivanti dalla coniugazione del mondo digitale, dell’innovazione tecnologica, con quello, apparentemente più statico, dei beni culturali al fine di individuare parametri di riferimento attorno ai quali costruire un modello di integrazione che garantisca la complementarietà e interoperabilità di tutte le componenti del sistema culturale come driver strategico per lo sviluppo equo e sostenibile dei territori nonché come espressione e luogo per la costruzione delle identità individuali e collettive, dei nuovi vincoli sociali e, conseguentemente, della creazione del capitale sociale. Definire quindi un ripensamento del patrimonio culturale come possibile piattaforma di sviluppo grazie al potenziamento di direttrici di sviluppo presupponenti una reale capacità imprenditoriale, in grado di garantire quella evoluzione di un modello integrato, in parte già avanzato con la formula, anch’essa oggetto di approfondimento nel progetto, dei distretti culturali evoluti, intesi come rete di relazioni, capaci di generare ecosistemi supportivi per l’innovazione, integrando la filiera culturale con le altre filiere produttive. Una dimensione che, accanto allo studio delle potenzialità e degli ambiti di applicazione della innovazione tecnologica nel settore dei beni culturali, si pone quale base di un ulteriore approfondimento che sarà dedicato allo specifico del PNRR che alla cultura (e al turismo anch’esso oggetto di uno specifico focus della ricerca nella sua dimensione binaria con la cultura) dedica una specifica missione.
ll turismo rappresenta un importante settore dell’economia italiana, con una grande potenzialità in termini di crescita e occupabilità così come a livello di integrazione sociale e culturale. In base al Rapporto Banca d’Italia del 2020, le entrate mondiali da turismo internazionale (in euro) sono diminuite del 64%. In tale quadro, segnato dalla pandemia per Covid-19, la quota di mercato dell’Italia si è leggermente ampliata, dal 3,4 al 3,7%, consolidando la quinta posizione a livello globale. Come riporta l’Indagine internazionale sul turismo di Banca d’Italia (18 giugno 2021) il surplus della bilancia turistica dell’Italia in rapporto al PIL, pur dimezzatosi allo 0,5%, rimane invece superiore alla media europea. Nello specifico, “per l’Italia le entrate turistiche dall’estero sono state pari all’1%del PIL nel 2020: un peso appena inferiore a quello medio dell’Unione europea (UE) e dell’area dell’euro”. All'interno di tale contesto s'inserisce il presente progetto, la cui innovatività risiede nell'oggetto d'indagine, ancora poco esplorato con metodologie interdisciplinari come quella qui proposta. Esso mira a mettere in campo le competenze di area linguistica (pragmatica linguistica, linguistica testuale e sociolinguistica) in aree di ambito aziendale (comunicazione, digital marketing, country branding, storytelling). La collaborazione di studiosi/e già attivamente impegnati nell’analisi dell’italianità (prodotti, attività e percezione), del country-of-origin effect e del mercato italiano nel mondo consentiranno lo sviluppo di un dialogo inter-disciplinare e di sinergie con potenziali risvolti applicativi che potranno contribuire all’accrescimento della conoscenza e della consapevolezza, sia delle istituzioni che delle imprese, rispetto a tematiche di promozione del Paese che facciano leva sul tema attuale della sostenibilità e utilizzino il canale digitale.
Il progetto vuole approfondire il tema dell’alimentazione in diversi tipi di regimi del Novecento: quello socialista in Unione Sovietica (1917-1991), quello fascista in Italia (1922-1943), quelli militari e filo fascisti in Portogallo (1926-1974) e Brasile (1964-1985). Se, infatti, i governi successivi alla Rivoluzione d’Ottobre fecero delle politiche sui generi alimentari una vetrina della funzionalità dell’economia pianificata, Mussolini, con la Battaglia del Grano (1925), rivendicò l’autosufficienza italiana; in Portogallo, Salazar mise il vino di Porto in primo piano in un'autocelebrativa Esposizione del Mondo Portoghese che ebbe luogo nel 1940, mentre, in Brasile, ricette di torte che celavano messaggi criptici venivano pubblicate sui quotidiani al posto delle notizie censurate.
Il progetto di ricerca intende prendere in esame la lingua portoghese con la finalità di individuare e analizzare le diverse forme che essa ha assunto e assume in ambito letterario, in una dimensione diacronica (dalla seconda metà dell’Ottocento all’epoca attuale) e diatopica (Portogallo, Brasile, Africa e Asia lusofone). In particolare, verrà costituito un corpus di opere moderne e contemporanee rappresentative di tutti i contesti geografici lusofoni nel genere narrativo (romanzo e racconto) e se ne approfondiranno, sul piano formale, le scelte linguistiche compiute dagli autori al fine di veicolare un messaggio identitario (sociale, regionale, nazionale) all’interno della propria opera.
La letteratura, in ogni epoca e in ogni luogo, è infatti vettore di standardizzazione della lingua – si pensi al caso italiano – e di riflessione sulla lingua stessa, specialmente in un lasso temporale, come quello prescelto, denso di cambiamenti, nel campo delle estetiche letterarie, tendenti a dare sempre più importanza al significante testuale. Nei Paesi lusofoni – Regioni nel caso di Macao – il dibattito sulla lingua è stato portato in primo piano nei processi d’indipendenza dal Portogallo dei territori d’oltremare e ferve ancora oggi, grazie all’esistenza della Comunidade dos Países de Língua Portuguesa (CPLP), a un vivace e costante dibattito fra autori affermati ed emergenti e alle ricadute editoriali di risoluzioni linguistiche come il Nuovo Accordo Ortografico (1990).
Il progetto intende approfondire alcuni dei numerosi spunti di ricerca emersi durante il progetto “Sub!: Localisation Workflows th(at) Work” di cui è la naturale prosecuzione. In particolare, basandosi sui dati quantitativi e qualitativi già raccolti attraverso una serie di esperimenti con l’obiettivo di individuare quale organizzazione del lavoro e quali tecnologie consentano di ottenere risultati migliori in minor tempo nella sottotitolazione di documentari dall’inglese all’italiano e dallo spagnolo all’italiano, il progetto si propone: 1) di completare l’analisi dei dati, confrontando la percezione soggettiva dei traduttori (raccolta mediante questionari pre- e post- esperimento e strumenti di rilevazione quali logbook di lavoro e moduli di controllo qualità post-revisione) e i dati oggettivi (le traduzioni realizzate), per individuare le principali problematiche riscontrate ed evidenziare eventuali carenze in fase di traduzione, revisione e post-editing; 2) effettuare una mappatura delle prassi traduttive nelle principali aziende attive in questo settore in Italia e nel Regno Unito, per valutare fino a che punto abbiano integrato i software per la traduzione nei loro workflow e le eventuali lacune tecnologiche e di risorse umane; 3) approfondire il dialogo con i principali produttori di software del settore per sondare le prospettive di sviluppo. Lavorando su queste tre direttrici, finalità di “Sub! 2” è far emergere più chiaramente le competenze professionali attualmente necessarie in ambito audiovisivo, con evidenti ricadute potenziali sulle proposte formative per aspiranti traduttori e sull’aggiornamento professionale per traduttori professionisti.
Il progetto “Terminologia e traduzione: glossario ragionato italiano-cinese-italiano di politica ed economia cinese contemporanea” si inserisce in un àmbito di studi linguistico-metodologico con un’attenzione particolare all’analisi della lingua e agli strumenti di riflessione linguistica che possano avere un impatto positivo sulla didattica della terminologia e della traduzione della lingua cinese e sulla corretta interpretazione e traduzione di contenuti legati allo specifico contesto d’uso.
Il progetto si prefigge di redigere un glossario tematico ragionato italiano-cinese-italiano di terminologia afferente alla politica e all'economia cinese contemporanea. Il glossario ha lo scopo di facilitare l'apprendimento da parte dei discenti di lingua cinese della terminologia oggetto di analisi della presente ricerca e proverà a creare uniformità e coerenza traduttologica nel lessico degli ambiti di studio con una sicura ricaduta sulla didattica dell'interpretariato e della traduzione per i corsi di laurea magistrale LM-94 e LM-37. Al fine di disseminare i risultati della ricerca e rendere coerente l'utilizzo di traducenti italiani nel riferirsi a quegli elementi lessicali tipici della lingua e del contesto politico-economico cinese, il progetto di ricerca prevede la pubblicazione di un glossario diviso in più aree tematiche.
Il progetto vuole approfondire il tema dell’alimentazione in diversi tipi di regimi del Novecento: quello socialista in Unione Sovietica (1917-1991), quello fascista in Italia (1922-1943), quelli militari e filo fascisti in Portogallo (1926-1974) e Brasile (1964-1985). Se, infatti, i governi successivi alla Rivoluzione d’Ottobre fecero delle politiche sui generi alimentari una vetrina della funzionalità dell’economia pianificata, Mussolini, con la Battaglia del Grano (1925), rivendicò l’autosufficienza italiana; in Portogallo, Salazar mise il vino di Porto in primo piano in un'autocelebrativa Esposizione del Mondo Portoghese che ebbe luogo nel 1940, mentre, in Brasile, ricette di torte che celavano messaggi criptici venivano pubblicate sui quotidiani al posto delle notizie censurate.
Il progetto di ricerca intende prendere in esame la lingua portoghese con la finalità di individuare e analizzare le diverse forme che essa ha assunto e assume in ambito letterario, in una dimensione diacronica (dalla seconda metà dell’Ottocento all’epoca attuale) e diatopica (Portogallo, Brasile, Africa e Asia lusofone). In particolare, verrà costituito un corpus di opere moderne e contemporanee rappresentative di tutti i contesti geografici lusofoni nel genere narrativo (romanzo e racconto) e se ne approfondiranno, sul piano formale, le scelte linguistiche compiute dagli autori al fine di veicolare un messaggio identitario (sociale, regionale, nazionale) all’interno della propria opera.
La letteratura, in ogni epoca e in ogni luogo, è infatti vettore di standardizzazione della lingua – si pensi al caso italiano – e di riflessione sulla lingua stessa, specialmente in un lasso temporale, come quello prescelto, denso di cambiamenti, nel campo delle estetiche letterarie, tendenti a dare sempre più importanza al significante testuale. Nei Paesi lusofoni – Regioni nel caso di Macao – il dibattito sulla lingua è stato portato in primo piano nei processi d’indipendenza dal Portogallo dei territori d’oltremare e ferve ancora oggi, grazie all’esistenza della Comunidade dos Países de Língua Portuguesa (CPLP), a un vivace e costante dibattito fra autori affermati ed emergenti e alle ricadute editoriali di risoluzioni linguistiche come il Nuovo Accordo Ortografico (1990).
Il progetto intende approfondire alcuni dei numerosi spunti di ricerca emersi durante il progetto “Sub!: Localisation Workflows th(at) Work” di cui è la naturale prosecuzione. In particolare, basandosi sui dati quantitativi e qualitativi già raccolti attraverso una serie di esperimenti con l’obiettivo di individuare quale organizzazione del lavoro e quali tecnologie consentano di ottenere risultati migliori in minor tempo nella sottotitolazione di documentari dall’inglese all’italiano e dallo spagnolo all’italiano, il progetto si propone: 1) di completare l’analisi dei dati, confrontando la percezione soggettiva dei traduttori (raccolta mediante questionari pre- e post- esperimento e strumenti di rilevazione quali logbook di lavoro e moduli di controllo qualità post-revisione) e i dati oggettivi (le traduzioni realizzate), per individuare le principali problematiche riscontrate ed evidenziare eventuali carenze in fase di traduzione, revisione e post-editing; 2) effettuare una mappatura delle prassi traduttive nelle principali aziende attive in questo settore in Italia e nel Regno Unito, per valutare fino a che punto abbiano integrato i software per la traduzione nei loro workflow e le eventuali lacune tecnologiche e di risorse umane; 3) approfondire il dialogo con i principali produttori di software del settore per sondare le prospettive di sviluppo. Lavorando su queste tre direttrici, finalità di “Sub! 2” è far emergere più chiaramente le competenze professionali attualmente necessarie in ambito audiovisivo, con evidenti ricadute potenziali sulle proposte formative per aspiranti traduttori e sull’aggiornamento professionale per traduttori professionisti.
Il progetto ha l’obiettivo di confrontare tra di loro vari processi di organizzazione del lavoro (workflow) nella sottotitolazione di audiovisivi, attraverso una serie di esperimenti per stabilire quale sia il più efficiente, cioè quale consenta di ottenere risultati qualitativamente migliori in minor tempo e con minore sforzo. I workflow da confrontare si differenziano in base al grado di coinvolgimento delle tecnologie di traduzione assistita e automatica e di riconoscimento automatico del parlato. Saranno selezionati materiali audiovisivi (ad es. documentari) caratterizzati dalla presenza di lingue speciali (LSP), sulle quali i software per la traduzione tipicamente ottengono risultati migliori. I risultati dello studio saranno presentati in eventi rivolti al mondo accademico e dell’industria della traduzione, per contribuire al dialogo tra Università e mondo del lavoro.
Il progetto “Terminologia e traduzione: glossario ragionato italiano-cinese-italiano di politica ed economia cinese contemporanea” si inserisce in un àmbito di studi linguistico-metodologico con un’attenzione particolare all’analisi della lingua e agli strumenti di riflessione linguistica che possano avere un impatto positivo sulla didattica della terminologia e della traduzione della lingua cinese e sulla corretta interpretazione e traduzione di contenuti legati allo specifico contesto d’uso.
Il progetto si prefigge di redigere un glossario tematico ragionato italiano-cinese-italiano di terminologia afferente alla politica e all'economia cinese contemporanea. Il glossario ha lo scopo di facilitare l'apprendimento da parte dei discenti di lingua cinese della terminologia oggetto di analisi della presente ricerca e proverà a creare uniformità e coerenza traduttologica nel lessico degli ambiti di studio con una sicura ricaduta sulla didattica dell'interpretariato e della traduzione per i corsi di laurea magistrale LM-94 e LM-37. Al fine di disseminare i risultati della ricerca e rendere coerente l'utilizzo di traducenti italiani nel riferirsi a quegli elementi lessicali tipici della lingua e del contesto politico-economico cinese, il progetto di ricerca prevede la pubblicazione di un glossario diviso in più aree tematiche.
Il progetto intende realizzare uno studio delle modalità di azione messe in capo da specifici ordinamenti nazionali in merito a temi coinvolti dalla gestione dell’emergenza pandemica, verificando in che misura la necessità di tutelare la salute pubblica e la sanità dei cittadini sia riuscita a contemperare il bisogno di contenere la portata di misure restrittive di fondamentali libertà costituzionalmente garantite entro limiti compatibili con gli standard di democrazia dello Stato di Diritto nei diversi contesti nazionali. Per questo si prevede un’articolazione della ricerca in tre fasi: 1) Raccolta dei materiali di studio; 2) Stesura dei capitoli della ricerca; 3) Organizzazione della conferenza internazionale di presentazione dei risultati della ricerca, editing del Volume di raccolta dei capitoli di studio e dei contributi del convegno internazionale. Fine ultimo del progetto è quello di definire un possibile modello teorico di “Costituzione dell’Emergenza”, da cui gli assetti istituzionali possano estrapolare proficue indicazioni di “best practices” istituzionali e normative per una gestione virtuosa e nel rispetto dei canoni di democraticità di eventi emergenziali presenti e futuri.
La cooperazione strategica tra la NATO e l'Unione Europea, che affonda le radici nel secondo dopoguerra, ha consentito di affrontare numerose sfide, dapprima nello spazio euro-atlantico e in seguito nell'area balcanica. Nell'era geopolitica attualmente in corso, l'insorgere di minacce "liquide", di natura, cioè, transnazionale e asimmetrica, rappresenta il banco di prova di questa cooperazione, nonché un impulso al rafforzamento della stessa. Il tema è di cruciale importanza nell'area MENA, dove la crisi libica, l'emergenza migratoria e i fenomeni terroristici, unitamente all'effetto destabilizzante di rivendicazioni anti-establishment, impongono un ripensamento dei paradigmi e degli strumenti sino ad ora utilizzati. L'importanza della cooperazione tra la NATO e l'Unione appare ormai un elemento consolidato anche nella coscienza istituzionale. Il ruolo dell'Alleanza Atlantica nell'area mediterranea è stato al centro del colloquio tra il primo ministro italiano Mario Draghi e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, tenutosi a Roma il 17 novembre 2021. Inoltre, l'andamento delle relazioni tra la NATO e l'Unione è determinante per la realizzazione delle ambizioni europee di "autonomia strategica", tema che è stato approfondito nel corso dell'incontro dei ministri della difesa europei tenutosi a Lubiana il 16 novembre, una tappa della roadmap per la finalizzazione dello Strategic Compass. Il presente progetto ricerca si propone dunque di analizzare gli scenari di cooperazione tra l'Alleanza atlantica e l'apparato di difesa europea e sotto il profilo teorico-dottrinale e sotto il profilo pratico, passando per una necessaria ricostruzione del quadro normativo di riferimento.
Il progetto intende realizzare uno studio delle modalità di azione messe in capo da specifici ordinamenti nazionali in merito a temi coinvolti dalla gestione dell’emergenza pandemica, verificando in che misura la necessità di tutelare la salute pubblica e la sanità dei cittadini sia riuscita a contemperare il bisogno di contenere la portata di misure restrittive di fondamentali libertà costituzionalmente garantite entro limiti compatibili con gli standard di democrazia dello Stato di Diritto nei diversi contesti nazionali. Per questo si prevede un’articolazione della ricerca in tre fasi: 1) Raccolta dei materiali di studio; 2) Stesura dei capitoli della ricerca; 3) Organizzazione della conferenza internazionale di presentazione dei risultati della ricerca, editing del Volume di raccolta dei capitoli di studio e dei contributi del convegno internazionale. Fine ultimo del progetto è quello di definire un possibile modello teorico di “Costituzione dell’Emergenza”, da cui gli assetti istituzionali possano estrapolare proficue indicazioni di “best practices” istituzionali e normative per una gestione virtuosa e nel rispetto dei canoni di democraticità di eventi emergenziali presenti e futuri.
La cooperazione strategica tra la NATO e l'Unione Europea, che affonda le radici nel secondo dopoguerra, ha consentito di affrontare numerose sfide, dapprima nello spazio euro-atlantico e in seguito nell'area balcanica. Nell'era geopolitica attualmente in corso, l'insorgere di minacce "liquide", di natura, cioè, transnazionale e asimmetrica, rappresenta il banco di prova di questa cooperazione, nonché un impulso al rafforzamento della stessa. Il tema è di cruciale importanza nell'area MENA, dove la crisi libica, l'emergenza migratoria e i fenomeni terroristici, unitamente all'effetto destabilizzante di rivendicazioni anti-establishment, impongono un ripensamento dei paradigmi e degli strumenti sino ad ora utilizzati. L'importanza della cooperazione tra la NATO e l'Unione appare ormai un elemento consolidato anche nella coscienza istituzionale. Il ruolo dell'Alleanza Atlantica nell'area mediterranea è stato al centro del colloquio tra il primo ministro italiano Mario Draghi e il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, tenutosi a Roma il 17 novembre 2021. Inoltre, l'andamento delle relazioni tra la NATO e l'Unione è determinante per la realizzazione delle ambizioni europee di "autonomia strategica", tema che è stato approfondito nel corso dell'incontro dei ministri della difesa europei tenutosi a Lubiana il 16 novembre, una tappa della roadmap per la finalizzazione dello Strategic Compass. Il presente progetto ricerca si propone dunque di analizzare gli scenari di cooperazione tra l'Alleanza atlantica e l'apparato di difesa europea e sotto il profilo teorico-dottrinale e sotto il profilo pratico, passando per una necessaria ricostruzione del quadro normativo di riferimento.
Il progetto di ricerca, prendendo in esame l’evoluzione teorica e lo sviluppo storico del concetto di stato di eccezione, evidenzia i diversi aspetti che l’impatto di una situazione di massima emergenza può avere su un ordinamento statale democratico. L’analisi dello stato di eccezione, anche sotto il profilo giuspenalistico, consente di indagare, specularmente, anche le ragioni di fondo dell’odierna crisi della dottrina dello Stato, sempre più divisa tra tecnicismi riformatori e appelli ai valori del costituzionalismo. L’ordinamento statale sovrano, e gli ordinamenti dottrinali classici che ad esso si riferiscono, hanno evidenziato delle serie difficoltà di fronte alla sfida rappresentata sia dall’Islam, il cui comunitarismo teocentrico risulta speculare rispetto al secolarismo politico europeo, che dalla Cina, che rivendica con crescente assertività la propria centralità nel contesto internazionale, in nome del suo universalismo comunitario. Superare i limiti dell’analisi teorica attuale e influenzare il processo di decisione politica in merito ai principali contesti emergenziali costituiscono i due principali obbiettivi di fondo del progetto.
Il progetto di ricerca, prendendo in esame l’evoluzione teorica e lo sviluppo storico del concetto di stato di eccezione, evidenzia i diversi aspetti che l’impatto di una situazione di massima emergenza può avere su un ordinamento statale democratico. L’analisi dello stato di eccezione, anche sotto il profilo giuspenalistico, consente di indagare, specularmente, anche le ragioni di fondo dell’odierna crisi della dottrina dello Stato, sempre più divisa tra tecnicismi riformatori e appelli ai valori del costituzionalismo. L’ordinamento statale sovrano, e gli ordinamenti dottrinali classici che ad esso si riferiscono, hanno evidenziato delle serie difficoltà di fronte alla sfida rappresentata sia dall’Islam, il cui comunitarismo teocentrico risulta speculare rispetto al secolarismo politico europeo, che dalla Cina, che rivendica con crescente assertività la propria centralità nel contesto internazionale, in nome del suo universalismo comunitario. Superare i limiti dell’analisi teorica attuale e influenzare il processo di decisione politica in merito ai principali contesti emergenziali costituiscono i due principali obbiettivi di fondo del progetto.
ESRC - Progetto internazionale SMART (Shaping Multilingual Access through Respeaking)
Dall’inizio del 2020, l’Ufficio Ricerca di Ateneo diffonde una Newsletter sulla Ricerca, con cadenza quindicinale, con l'obiettivo di informare su bandi e opportunità di finanziamento per progetti di ricerca, nazionali ed europei. Le iniziative sono categorizzate per ambito tematico e associate alle tre facoltà: Facoltà di Interpretariato e Traduzione, Facoltà di Economia e Facoltà di Scienze della Politica e dinamiche psico-sociali.
Il servizio è riservato ai/alle docenti di ruolo dell'Ateneo ed è disponibile nell'area ad accesso riservato al seguente link.