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La Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali UNINT, in collaborazione con il Centro Studi sulla Geopolitica e il Diritto GEODI, organizza per l'anno accademico 2020/21 un ciclo di conferenze sul tema: "Forum Islam".
Il 25 marzo 2021 alle ore 15:30 si terrà in diretta streaming la presentazione del volume "Gnostic Jihadism. A Philosophical Inquiry into Radical Politics" di Giacomo Maria Arrigo.
Introduce
Ciro Sbailò, Preside della Facoltà di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali UNINT
Ne discutono
Interviene
Giacomo Maria Arrigo, autore del volume
L’analisi del fenomeno jihadista si è sovente soffermata su questioni geopolitiche e militari, e quindi prettamente empiriche. Il presente lavoro, invece, studia il salafismo-jihadismo, cioè l’ideologia di gruppi come al-Qaʿ̄ ida e l’autoproclamato Stato Islamico, in un’ottica inedita, adottando la categoria filosofica di gnosticismo rivoluzionario elaborata da Eric Voegelin, Augusto Del Noce e altri importanti pensatori. Le peculiarità di una simile categoria richiede una attenta definizione dei termini in questione. E così la prima parte del libro è dedicata allo studio della letteratura sul tema dello gnosticismo rivoluzionario, senza tralasciare una comparazione con la gnosi antica del II secolo d.C., a proposito della quale non è possibile parlare di mera equiparazione né di derivazione genetica, arrivando infine a definire lo gnosticismo rivoluzionario nei termini di una vera e propria mentalità, concludendo quindi con la proposta di una definizione analitica del suo contenuto attraverso l’elaborazione del cosiddetto pattern gnostico, una schema composto da sei punti che ne circoscriva l’identità. I sei punti sono anti-cosmismo, tripartizione della storia, immanentizzazione dell’eschaton, gnosi, auto-redenzione politico-rivoluzionaria, e dualismo sociologico. Per provare la validità di un simile schema si sono passate in rassegna le rivoluzioni che la letteratura ha vieppiù considerato gnostico-rivoluzionarie, e quindi la sollevazione degli anabattisti radicali a Münster nel 1534-35, il puritanesimo in Gran Bretagna nel XVII secolo, la parentesi giacobina durante la Rivoluzione francese, il Terzo Reich nazista e il bolscevismo in Unione Sovietica. La seconda parte del presente lavoro prova come anche il salafismo-jihadismo faccia parte della famiglia delle rivoluzioni gnostico-rivoluzionarie, e per dimostrare ciò innanzitutto prende in considerazione singolarmente i termini del binomio, salafismo e jihadismo, mostrando come siano sostanzialmente indipendenti l’uno dall’altro: solo se combinati insieme diventano un cocktail esplosivo. E infatti l’attitudine salafita, che si contraddistingue per una generale volontà di aderire fedelmente all’epoca del Profeta Muhạ mmad e alle prime tre generazioni dei musulmani, gli al-Salaf al-Ṣal̄ ih,̣ assume carattere violento e redentivo oltreché purificatore solo se abbinato al jihadismo, che è invece la volontà di impegnarsi attivamente nella realtà attraverso azioni violente e presumibilmente prescritte da Dio. In questo disegno, l’uomo si sostituisce a Dio, assumendo su di sé il Suo potere redentivo, e, come ha scritto Augusto Del Noce, avviene il processo per cui «la rivoluzione è sostituita alla grazia». L’immanentizzazione dell’eschaton (la realtà ultima), celebre espressione voegeliana, definisce intimamente il progetto politico-culturale dello gnosticismo rivoluzionario, che si può riassumere nella distruzione del mondo passato e presente per la costruzione del mondo nuovo, dove il finalmente costituito homo islamicus, destinazione finale dell’intera umanita,̀ sarà impeccabile, nel senso di incapace di peccare. L’analisi è svolta sui documenti prodotti da ideologi di al-Qaʿ̄ ida e dello Stato Islamico, sulle traduzioni dall’arabo di importanti analisti e accademici, sulle riviste di propaganda islamista direttamente redatte nelle maggiori lingue occidentali, e sui video caricati sul web dai miliziani stessi, senza trascurare uno studio storico intorno alla genesi del salafismo-jihadismo, dal quale emerge che l’incontro/scontro con l’Occidente ha giocato un ruolo chiave. Il libro, pertanto, si inserisce anche fra le strategie di contro-narrazione per contrastare la propaganda jihadista, poiché dimostrare come il salafismo-jihadismo sia essenzialmente una ideologia atea – l’uomo che prende il posto di Dio e il carattere intramondano del progetto di salvezza califfale – significa indebolirla e depotenziarla fino al punto di esibirne l’estraneità rispetto alla tradizione spirituale islamica.